Nel cortile dei bambini

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Una volta si viveva per strada. Nel cortile ci si ritrovava dopo aver fatto i compiti.

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La mamma chiamava dalla finestra per annunciare la cena:

E’ PROOOOONTO!

Non esistevano i cellulari e la comunicazione avveniva tramite un minaccioso sventolare di battipanni.

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I bambini di diverse età e classi sociali imparavano a giocare tutti insieme. Era un’attività certamente formativa e questa socialità di strada sicuramente di grande aiuto per la formazione del carattere.
Ci si divideva in “piccoli” e “grandi”. Si formavano leaders, gruppi e sottogruppi che variavano spesso in base alle amicizie e a dissapori veloci.

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Nei ricordi della mia prima infanzia, il cortile era popolato da piccole colonie di gatti e cagnolini e lucertole selvagge. I bambini li trasformavano in giocattoli: per le bambine le povere bestie diventavano “bambole”, vestite con grembiulini e cappellini, sedute a un minuscolo tavolino da tè.

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I maschietti portavano a casa le loro prede di lucertole e coleotteri alle mamme terrorizzate.
I grandi, scatenati, giocavano a pallone e le mamme si lamentavano, difendendo i propri piccoli dalla loro irruenza.
Le femmine, addobbate di fiocchetti e cerchietti, se erano in maggioranza, proponevano i loro giochi basati su filastrocche, “conte” e penitenze varie.

Tra i giochi più popolari c’erano:

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1,2,3 STELLA!!! gioco di gruppo basato su velocità, equilibrio, dinamica.

Un gruppo di bambini doveva raggiungere un muro dove, girato di spalle, il prescelto, cioè chi “stava sotto”, urlava “Uno, due, tre STELLA” voltandosi di scatto. A questa parola tutti dovevano bloccarsi rimanendo immobili in equilibrio. Chi lo perdeva retrocedeva alla posizione precedente. Vinceva chi per primo toccava il muro.
O ci si scatenava con gomitate e corse ne: I Quattro Cantoni che implicava rapidità, elasticità, attività muscolare. In un campo quadrato quattro bambini, posizionati agli angoli, correvano a scambiarsi i posti, impedendo al quinto giocatore in mezzo al campo di correre a occuparli.

Le bambine trionfavano in Regina Reginella, dove, elette regine, ordinavano ai bambini ambasciatori, dopo la recita rituale della filastrocca
” Regina reginella, quanti passi devo fare per arrivare al tuo castello con la fede e con l’anello, con la punta del coltello?”
di imitare la camminata di un animale prescelto, ovviamente il più inimitabile! Chi raggiungeva la Regina per primo, vinceva.

Nel “gioco degli elastici” un elastico teso tra i polpacci o le ginocchia era la sfida a saltare a piedi uniti. Anche qui destrezza, equilibrio, dinamica.

E il classico…l’immagine dell’Italia del dopo guerra e di innumerevoli film con bambine in calzette corte e gonnelline a saltare sulla Campana. Una struttura disegnata sulla strada con i gessetti, con caselle in cui saltarci su un piede solo, fino ad arrivare a quelle in cui ci salti a due, lanciando un sasso che poi riprendi rifacendo il percorso inverso.

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Si giocava a L’Acchiappafulmine, Palla prigioniera, Rubabandiera, Mosca cieca, Palla a battimuro. Per i più piccoli c’era sempre il gioco più semplice e duraturo: Il girotondo.

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Spazi aperti, cortili, strade sicure. Mancano.

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cortileEppure nella
Convenzione sui Diritti dell’Infanzia – Artt. 31 – 40
1. Gli Stati parti riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età e a partecipare liberamente alla vita culturale ed artistica.

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