Esiste l’età giusta per diventare mamma?

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età giusta per avere un figlio

Sono diventata mamma a 39 anni e mezzo e con la mia storia alle spalle.

Un fidanzamento di oltre 10 anni saltato, quando pensavo che potesse essere  il momento giusto. Quindici anni nelle multinazionali, dove se te ne torni a casa alle sei del pomeriggio ti domandano se lavori mezza giornata.

L’irrefrenabile voglia di viaggiare e scoprire il mondo.

Un periodo di gran confusione.

La voglia di divertirmi e riprendermi me stessa.

eta-giusta-figlio

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età giusta per avere un figlio

Tanto può aspettare.

Tanto non c’è fretta.

Ci ho voluto credere. Che tutto fosse rimandabile.
Che prima toccasse alla carriera, perché dopo poi non si cresce più. Perché questo Paese non lo consente.

Che l’orologio biologico mi avrebbe aspettato, che si sarebbe evoluto anche lui, insieme a tutto il resto.

E poi all’improvviso sei arrivato tu.

(stornellava il caro buon vecchio Max, poco più di un coetaneo in effetti).

età giusta per avere un figlio

E’ giunto il momento. Il mio momento giusto.

E tutto è andato bene.

Ma non era affatto scontato.
Questione di fortuna. Casualità.

La stessa casualità che ha portato invece tante amiche a me vicine a non riuscirci.

Perché in Italia non si parla di infertilità. Non si educa alla prevenzione.

Ancora si crede (ed è emerso da un’indagine di Ixè) che l’età media in cui inizia la flessione della fertilità sia 42 anni.

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Mai, prima di riuscire a diventare mamma, avevo sentito parlare di Social Freezing, o crioconservazione degli ovociti.

Mai, io o le amiche a me vicine, abbiamo avuto quelle informazioni che in Paesi più emancipati nel nostro erano già disponibili.

Per essere libere di scegliere, per preservare la possibilità di diventare madri al momento giusto per ognuna.

La scorsa settimana sono stata invitata ad assistere ad una interessantissima tavola rotonda, organizzata da IVI (Istituto Valenciano per l’Infertilità), leader mondiale nella medicina della riproduzione, dove si è parlato di cosa significa essere mamma oggi: una scelta importante, ancora tra paure e scarsa conoscenza.

Durante la conferenza è stata presentata un’indagine condotta da Ixè sul tema dell’infertilità, della fecondazione assistita e della genitorialità.

Lo studio è stato condotto su un campione rappresentativo di 600 persone, composto da uomini e donne dai 25 ai 44 anni di età.  I risultati che sono emersi hanno portato a conclusioni davvero interessanti, ma a volte abbastanza preoccupanti.

Quasi 2 persone su 10 (il 17% degli intervistati), ritiene che la fertilità della donna inizi a ridursi dai 46 ai 50 anni. E un ulteriore 11% (per la maggior parte uomini) ritiene che avvenga dopo i 50 anni.

In realtà la fertilità inizia a ridursi già dopo i 30 anni, con un calo importante dopo i 35.

Gli intervistati hanno risposto anche sulle paure più grandi rispetto alla genitorialità.

Al primo posto è emersa la questione economica, o preoccupazioni legate al lavoro, sul come trovarlo e come mantenerlo.

Un altro aspetto importante è di natura personale, ossia le insicurezze relative alle proprie capacità di crescere un figlio. Specialmente in mancanza di aiuti, economici o familiari.

In merito al tema molto attuale del social freezing, ossia della crioconservazione di ovociti, con l’obiettivo di preservare nel tempo la fertilità di una donna per motivi sociali, è risultato che solo il 17% degli intervistati sa che vi si può accedere anche in Italia.

Il 37% non sa se si possa praticare o meno nel nostro Paese e il 20% crede che qui non sia consentita.

Crediamo. Pensiamo.

Perché non sappiamo. Perché certe informazioni in Italia non passano.

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E il giudizio generale? Come è valutata la crioconservazione di ovociti dal campione?

Il 23% degli intervistati vede positivamente il ricorso al social freezing per motivi professionali, in particolar modo i più giovani. La motivazione prevalentemente è medico-sanitaria, legata alle terapie che potrebbero un domani portare alla sterilità.

Più della metà degli intervistati ha dichiarato inoltre che se una donna ha crioconservato i suoi ovociti e a distanza di tempo ha deciso di utilizzarli per diventare madre, deve essere libera di farlo in qualunque momento e a prescindere da qualsiasi valutazione familiare o sociale.

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Oggi, attraverso il social freezing, una donna può avere un’opportunità in più se decide di procrastinare la maternità per motivi professionali o personali o magari semplicemente perché non ha ancora un compagno con cui condividere progetti di vita

ha commentato la Dottoressa Daniela Galliano, Direttrice del Centro IVI di Roma, durante la tavola rotonda.

I dati dell’indagine, come del resto la pratica clinica, mostrano come si tratti di un fenomeno ancora poco conosciuto in Italia ma l’atteggiamento di apertura che è emerso rappresenta un segnale incoraggiante.

A questo incontro ha partecipato anche Camilla Filippi, attrice e amica, che ha contribuito al dibattito con la sua esperienza personale di mamma e con quella sua professionale, grazie alla sua interpretazione del ruolo materno in diverse occasioni.

Camilla ci ha commosso con la lettura della poesia “A tutte le donne” di Alda Merini, un racconto in versi della condizione femminile che la poetessa scrisse per ricordarci quanto la donna sia sempre in bilico tra l’essere “un granello di sabbia” e la madre di tutto.

Un omaggio a tutte le donne divise tra fragilità e grande forza.

E’ stata una bellissima esperienza poter partecipare a questo incontro. Sono rientrata a Roma pensierosa, ma con tanta speranza per il nostro Paese.

Da questo studio è emerso come sia cambiata la figura della donna e della mamma rispetto al passato. Come oggi una donna sia libera di decidere se e come essere madre.

Oggi una donna può permettersi di scegliere consapevolmente sulla maternità.
Ed è giusto che ci sia informazione.

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Post realizzato in collaborazione con IVI Italia