Ci sono donne

Ci sono donne che hanno paura. Paura del buio. Del tempo che scorre. Del karma. Paura di restar sole e delle relazioni. Di essere prese per mano. Vicine a tutti ma lontane da se stesse. Decidono di essere forti e coraggiose, ma si infrangono dentro come cristallo in mille pezzi. Fragili.
Ci sono donne che hanno vergogna. Che si nascondono dietro lenti scure, strati di smalto, metri di chiffon. Con ciglia finte che incorniciamo uno sguardo attento, sempre rivolto all’esterno. Che prendono la forma che gli altri chiedono. Che si modellano continuamente e indossano abiti diversi ad ogni nuovo incontro. Alternando le righe ai pois. Oscillando tra cosa vogliono e cosa lasciano ogni volta.
Ci sono donne che hanno rabbia. Rabbia che tiene insieme i pezzi. Che urlano per farsi ascoltare da chi non riesce a sentire. Per rompere schemi, muri, silenzi. Con il cuore a metà. Intere solo se legate da nodi che soffocano.
Ci sono donne che chiudono queste emozioni in una cantina, come paia di scarpe in una scarpiera sempre troppo piccola.
E donne che li sfoggiano questi sentimenti come gioielli preziosi. Che sanno parlare di moda e di emozioni con le stesse parole. Delle tendenze di quest’anno e dei colori che vogliono nella loro vita come nei loro armadi. Che trasformano queste cantine in giardini segreti, come solo ad Extreme Makehover si vede fare.
Donne perfette. Donne imperfette. Che si piacciono tanto anche senza filtri. Con tante ombre. Con pochi Like.
Quelle che è solo bianco o nero e quelle che 50 sfumature di grigio non bastano per descrivere i loro infiniti modi di essere.
Donne amiche di tutti. Nemiche di se stesse.
Donne sempre in viaggio a scoprire e trasformarsi. Con valigie più grandi di loro dove mettere tutta la vita. Gipsy nell’animo, che viaggiando controcorrente, fanno dei giri immensi e poi ritornano.
Donne che non sanno dove andare. Che si aggirano leggere in vite troppo impegnate. Sospese in punta di piedi su tacchi sempre più alti. Come piume portate dal vento. Instabili.
Donne ferme in un sol posto. Lo stesso posto. Come alberi con le radici qui ed ora e i rami nel domani. Che danno ombra, affrontano tempeste. Che piangono per i rami spezzati, ma sperano di fiorire in Primavera.
Si rifugiano.
Le trovi in cucina che impastano chili di pasta frolla per distendere pensieri. Come alchimisti uniscono ingredienti non troppo segreti, per creare piatti unici che raccontano di sapori lontani. Di gusti proibiti.
Le trovi perse in serate mezze vuote, affollate di fantasmi ad affogare i pensieri in bicchieri mezzi pieni. Di Vodka.
Le incontri in palestra a sollevare pesi, fermamente convinte che “diventare forti” sia un modo di stare al mondo.
Le incroci in macchina che cantano a squarciagola, passando dal sorriso al pianto, come solo un cielo di Marzo può fare.
Le ritrovi sole in notti insonni a contare sogni, perse in una realtà troppo lontana. Coccolate solo da lenzuola di cotone egiziano e candele profumate alla rosa.
Si trasformano.
Ci sono donne che odiano l’inverno e delle loro mani fredde si consolano, pensando ad un cuore caldo neanche fosse cioccolata da bere nei pomeriggi di Dicembre.
Donne che aspettano l’estate per avere il sapore, quello del sale sulla pelle.
Donne sotto la pioggia, a lavare pensieri come panni sporchi che non si riescono a smacchiare. Con l’anima leggera e carichi pesanti in una domenica mattina.
Si intrecciano.
Ci sono donne piccole, piccole donne e donne che di piccolo hanno solo il conto in banca. Mamme. Zie. Figlie. Nonne. Nipoti. Donne che sono tutto questo insieme e, come brave tessitrici, intrecciano tutte queste sub-identità creando trame e meravigliosi ricami.
Quelle che credono nella fortuna di Cenerentola. Che si sentono principesse anche senza un principe azzurro. Che sono innamorate di un ranocchio sperando si trasformi, un giorno. Che hanno sempre mostri ad invadere storie non loro. Che vogliono la favola, ma non sanno vivere il lieto fine.
Donne che non credono nel matrimonio, nel botox, nei buoni propositi. E donne che credono solo all’oroscopo e ai propri limiti. Sempre pronte a spostarli entrambi un po’ più in là. Che evolvono.
Che nei momenti difficili sanno dire “domani è un altro giorno”. Che rinascono.
Che fanno dell’ assenza un punto di partenza. Che riempiono.
Che mangiano, pregano e amano. Nascoste in riti quotidiani che mantengono l’equilibrio.
Ci sono donne che sono uomini e uomini che non possono amarle.
Donne che non sanno ridere o che usano il sorriso come maschera per fingere con se stesse.
E donne che vedono nero solo quando e’ buio: trovano sempre un motivo per sorridere, sanno divertirsi, sentono il diritto alla felicità come un bisogno che si soddisfa sempre. Donne in ascolto con se stesse, che aprono continuamente i cassetti per permettere a quei sogni di essere reali. Come biancheria preziosa da indossare anche se nessuno può vederla.
Donne che si sentono e sentono la vita.
Quella che scorre dentro. Fuori. La vita che chiama senza stancarsi. Che si vogliono bene. Che lavorano sullo scintillìo. Leggère.
Donne che lasciano fluire. Che non trattengono. Senza legami. Che credono alla forza della corrente e della vita, che riporta sempre a galla.
Unite anche se separate. Con cuori grandi, anime complesse e mani da stringere. Con gli occhi pieni. Sempre.
Donne che vivono e raccontano storie. Le loro storie. Che sono un po’ anche nostre.