Poteva esserci anche lei. Non faccio altro che ripetermelo. Perchè il mostro è imprevedibile. E ci sta rubando la libertà di vivere.

Metà del mio cuore da quasi 20 anni è in Inghilterra. Da quando mio fratello l’ha scelta come casa. Ma ancora di più da quando sono entrati nella sua e nella nostra vita Oscar, Gaia e Cosmo.

Vivere gli affetti importanti a distanza è un’impresa non facile, ma ormai fa parte dei nostri sensibili equilibri.

Ancora più difficile oggi.

Quando si è costretti a vivere nell’incertezza, nell’imprevedibilità, nella paura dello spettro del terrorismo.

Paradossalmente quando sono a Londra da loro mi sento più leggera e fatalista. Come se l’entusiasmo di averli vicino mi trasmettesse una carica di speranza, l’illusione di un mondo migliore.

Ma qui, nella nostra vecchia e sgangherata Roma, è ormai tutto diverso.

Da qui sembra tutto così più grande di noi. Così ineluttabile.

E ormai da troppo tempo mi sento prigioniera delle mie paure, privata della libertà, impotente. Incapace di vivere la città con mio figlio così come vorrei.

Spaventata quando salgo sulla metro o sul tram. Intimorita di andare al concerto dei miei sogni, magari un giorno insieme a lui, ballando e cantando insieme a squarciagola, come mai sono riuscita a fare con mia madre.

Sirene, fragore di elicotteri, strade chiuse al traffico, posti di blocco, polizia ed esercito in ogni angolo impensabile. Oggi è così che si presenta la nostra città, che si difende e accoglie l’uomo più potente del mondo. Colui che ha in mano il destino del pianeta.

Mi chiedo che futuro sarà quello dei nostri figli. Mi chiedo se tutto questo avrà mai fine.

Spero solo che un giorno possa restarne solo un bruttissimo ricordo.

Per tutti.

Per quei padri e quelle madri che non se ne faranno mai una ragione. Che sono stati privati del bene più grande.

Ma soprattutto per loro che adesso sono lassù. Piccole anime innocenti.

Che trovino la pace almeno, prima di noi.