Ad ognuno il suo Natale. Quando i nodi vengono al pettine.
Il Natale è alle porte. I bambini non vedono l’ora. Noi pure, a volte.
Alcuni. Non tutti. Io per esempio. Perché diciamocelo, per molti di noi, arrivare incolumi al fatidico 25 è quasi impossibile.
La nostra testa inizia a fare mente locale sui regali. Sugli inviti, su come essere equi e giusti. Su chi si offenderà. Su quale casa mettere sotto sopra.
«Natale facciamolo qui.»
«Non se ne parla nemmeno, quest’anno tocca a me.»
«Io preparo i ravioli.»
«No, i ravioli li abbiamo già mangiati l’anno scorso, facciamo i tortellini.»
«Lo sai che alle bambine i tortellini non piacciono…»
Le sorelle litigano, le zie non vengono, i mariti si imboscano, sperando in un miracolo di sopravvivenza.
Le suocere dettano leggi e tengono musi se non si fa come dicono loro. Che come loro non c’è nessuno. E i figli maschi, nonostante i cinquanta e passa e i capelli bianchi e la pancia, devono ritornare figli e far capire chi scelgono tra madre e moglie. I nipoti devono essere devoti e le nuore fare un passo indietro.
Una mia amica sta cercando casa, il suo agente immobiliare le ha consigliato di aspettare le fine delle feste natalizie.
«Perché?» le ha chiesto lei aggrottando la fronte.
Perché dopo il Natale le famiglie scoppiano e le case in vendita aumentano!
Magari l’agente immobiliare ha esagerato e ogni famiglia mette le gambe sotto al tavolo, contenta di rincontrarsi e scambiarsi i regali e stare solo insieme.
Magari.
Intanto le finestre sono chiuse. Che fa freddo. E i panni sporchi si lavano in casa.
Ma il più delle volte è proprio in questi giorni che i nodi vengono al pettine.
Che i tappeti si sollevano e la polvere sotto pure. Che gli amanti si disperano. Che gli equilibri, mantenuti grazie a certosina pazienza e meravigliose distanze (ognuno a casa propria), diventano improvvisamente instabili.
E tutto ritorna.
Le dinamiche allontanate a fatica.
I giochi di ruolo.
Le gelosie tra sorelle e fratelli.
Piccole vendette e qualche soddisfacente ritorsione.
Rancori e rimorsi.
Per non parlare dei regali, quelli che avremmo desiderato e non arrivano. Quelli che ci offendono. Quelli riciclati che ci ritornano come un gioco del destino.
Sembrerebbe un quadro tragico se non fosse che ogni famiglia porta con sé limiti e risorse, ed è un po’ commedia.
Che ogni famiglia ha bisogno dei propri spazi. Che le suocere dovrebbero stare al loro posto, i figli fare gli uomini e diventare grandi, le nuore non sentirsi in competizione. Le sorelle smetterla di essere gelose come quando avevano cinque anni e si litigavano la bambola.
Basterebbe un albero con le palline rosse. Una giornata di neve. Un vialetto illuminato. Del vischio sopra alla porta verde. I bambini addormentati ad aspettare Babbo Natale.
Fare un respiro. E resistere alle provocazioni.
Che a Natale non è diverso. Possiamo fare come sempre.
Aspettare che passi.
Fuggire alle Maldive.
Affrontare.
Stare bene.
Basterebbe sapere che Babbo Natale non esiste. E lasciare che a crederci siano i bambini.
Come è giusto che sia.
Basterebbe non credere alle famiglie perfette. E riconciliarsi con la propria.
Qualunque essa sia.
A noi la scelta.
Io nel frattempo ho prenotato i ravioli. Quelli sono una garanzia. E comunque vada: consolano!