Equilibrio a casa – Equilibrio a lavoro
La mia amica Luisa ha un lavoro che non le interessa granché. Avrebbe voluto lavorare nell’editoria, invece ha accettato un impiego in una multinazionale e fa la segretaria organizzativa. Parla in inglese tutto il giorno, appiana malumori e sistema i casini di pianificazione di colleghi e clienti. Tutto il giorno, fino a quando nasce suo figlio.
Luisa ha dato tutto all’azienda, pur non essendo appassionata. E’ stata molto disponibile e ha lavorato fino all’ottavo mese. E’ rientrata subito in ufficio dopo la maternità. Unico “neo” ha chiesto il part time fino ai 2 anni del piccolo. Ma non ha preso un giorno per le malattie del bambino (impresa non da poco per chi ha figli che vanno al nido/materna). Fino a quando Luisa ha avuto il part time è riuscita a lavorare bene e a gestire bene suo figlio.
C’era equilibrio tra il suo lavoro – non appassionante ma ben retribuito e sicuro, pur sempre uno spazio extra famiglia di cui lei ha davvero bisogno e al quale mai rinuncerebbe – e la sua sfera familiare. Luisa portava a casa le energie che conquistava in ufficio per riuscire a far filare tutto liscio e portava a lavoro il benessere e la serenità che le donava trascorrere i pomeriggi con il bambino.
Dal 1° marzo è tornata al full time: l’azienda è in crisi, ha iniziato a licenziare e i più bravi sono passati dal tempo parziale al tempo pieno. Dalle 9 alle 18 deve essere a lavoro. Ha perso la testa: ha perso il suo equilibrio casa/famiglia. Troppo tempo dedicato alla professione, troppo poco al piccolo. Troppo stress di là, troppe cose da fare (non fatte) di là.
E ora? Ora farà l’equilibrista.