I no che aiutano.
Chiudete gli occhi. Un attimo solo. Immaginatevi il vostro bambino. Immaginatevelo in uno spazio grande, ad esempio nel deserto. Dove non ci sono confini. È lì, in piedi. Da solo. Cerca un punto di riferimento. Non lo trova.
Non c’è nulla che lo contenga.
Dove può andare? Quali direzioni può prendere? Probabilmente procederà a casaccio e nel giro di poco si sentirà perduto.
Ora immaginatevelo in casa. Nella vostra casa. Ci sono i suoi punti di riferimento. La sua camera. Le cose che sa di poter toccare senza farsi male. Gli odori. I sapori.
I muri. I confini tracciati. Ciò che conosce.
Ecco. Noi non dobbiamo essere un deserto per loro. Dobbiamo essere dei contenitori. Delle pareti solide. E per farlo dobbiamo porre dei limiti.
Dobbiamo dire una parolina faticosa ma importante per non farli sprofondare nella paura.
E la cosa buffa è che, spesso, sono proprio loro a chiedercelo.
Lo fanno con i capricci. Con il battito dei piedi. Con i pianti.
Ci esasperano. Ci stremano. Ci chiedono dei No e si aspettano che sappiamo reggere la loro frustrazione.
Attraverso i No i nostri figli sanno che ci siamo. Che non saranno mai del tutto scoperti.
Lasciargli la libertà di scelta continua li fa sentire perduti, come essere nel deserto. I nostri figli non sono ancora in grado di darsi dei limiti e se non siamo noi a darglieli, come faranno?
Mi ricordo che la mia piccola girl non riusciva ad addormentarsi senza tenermi la mano. E appena mi staccavo da lei, si svegliava di botto. Le nostre sere erano un incubo. Io mi agitavo e lei più di me.
Ne parlai con la psicologa e ricordo bene cosa mi disse: “Devi lasciarla piangere. Se tu stai lì a tenerle la mano lei non saprà mai di potercela fare da sola“.
Ho preso coraggio. L’ho fatto per lei. L’ho fatta piangere e nel giro di pochissimo ha imparato ad addormentarsi senza di me. Si svegliava alla mattina felice delle sua conquista.
Certo ho dovuto reggermi il suo pianto, ma ne è valsa la pena. Lei è cresciuta. Io anche.
Il principio dei No vale per tutto. Per il cibo. Per i compiti. Per le dipendenze.
Noi siamo i loro confini e fino a quando non impareranno a costruirseli da soli, non possiamo far altro che dare dei limiti.
E dentro ai limiti, i nostri figli, si sentiranno accolti. Sapranno che ci prendiamo cura. E che li amiamo.
Sapranno che non saremo mai deserto per loro.
Ma una casa con pareti solide in cui trovare rifugio tutte le volte che ne avranno bisogno.