Cosa ne sarà della scuola, il futuro dei nostri bambini

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La scuola e il suo futuro rimane per ora una grande incognita.

Molti genitori ci chiedono informazioni, vogliono sapere cosa ne sarà dei loro bambini. Ma non solo, anche del loro lavoro. E qui, non mi stancherò mai di dirlo, parlo soprattutto delle madri.

Durante la Didattica a distanza lo schermo non ha mai inquadrato solo il viso dei bambini, ma anche lo sfondo delle loro esistenze. E nello sfondo c’erano le madri, pronte a intervenire se la connessione cadeva, se il microfono non funzionava, se non si trovava il quaderno, se.

Io, ho sempre notato madri rispettose e poco invadenti. Ho visto occhi stanchi e sguardi preoccupati. Quindi, potete capire la mia difficoltà quando non ho risposte da dare rispetto al futuro della scuola.

La verità è che noi docenti stiamo navigando a vista.

Non siamo più rientrati nelle nostre classi e non immaginiamo come possa prospettarsi il rientro a settembre.

Una cosa è certa, non potremmo dividere le classi e quindi, non potremo mantenere le distanze di sicurezza se non vengono assunti nuovi docenti.

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Lo sappiamo tutti, questa era l’unica decisione da prendere con urgenza.

Sappiamo che il plexiglas, tra l’altro molto costoso, è una follia.

Sappiamo che se non si troveranno gli spazi velocemente, creando Rete con le amministrazioni locali attraverso cui prendere decisioni, nulla cambierà.

Questa tragica situazione doveva e poteva essere un’occasione per cambiare davvero il futuro della scuola: classi meno numerose, rapporti più significativi tra insegnanti-alunni, spazi più curati e ampi, aperture sul territorio, accesso facilitato ai cinema, ai musei, ai teatri.

Invece gli investimenti fatti non saranno sufficienti e le scelte piuttosto confuse.

Come insegnante non riesco a immaginarmi il rientro. Una cosa però la so, se mi si riproporrà la DAD come metodo d’insegnamento.

Lo dico e non me ne pento, credo troverò il modo di disobbedire, perché, un conto è utilizzarla per un periodo di emergenza, un conto è sostituirla alla didattica e far finta che sia scuola.

IO NON CI STO.

Mi sarebbe piaciuto rassicurarvi e raccontarvi che le cose andranno bene, ma nulla ci è dato sapere più di quello che sapete voi.

Però, non dimenticate mai che molti docenti come me, hanno ben presente quali siano le priorità della scuola e una parte di questo mondo sta lavorando affinché la situazione possa cambiare.

I bambini sono al centro dei nostri pensieri e anche la consapevolezza che senza il vostro “lavoro” la scuola sarebbe andata a rotoli.

Se abbiamo una possibilità di lavorare per un futuro possibile della SCUOLA è quella di continuare a “lottare” insieme. Genitori e insegnanti.

Prima o poi dovranno ascoltarci.

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