Mamma e lavoro, come sopravvivere ai sensi di colpa
Se cercate su Google “mamma lavoro” uno dei primi risultati suggeriti è sensi di colpa. Li ho vissuti e li vivo anche io, tutti i giorni, come credo il 99% delle #mumatwork.
A volte, addirittura, mi metto a sfogliare la cartella delle foto sul telefono, perché mi manca il nanetto, ma sono sicura che lo facciano tante altre.
Per sopravivvere alla settimana lavorativa mi sono data 3 regole che mi ripeto quotidianamente come un mantra:
1- posso fare tutto (intendo lavorare bene ed essere una mamma serena)
2- rallenta (se sei agitata perdi tempo, non lo risparmi e inoltre è più glamour, non piacciono a nessuno le madri che arrancano – anche se quando spingo il passeggino la mattina alle 8,30 sicuramente arranco)
3- se io sono più felice, mio figlio sarà più felice (quindi mi impegno a realizzarmi come professionista, che la casalinga perfetta anni ‘50 non è il mio modello di donna).
Ma i sensi di colpa per trascorrere poco tempo con il piccolo sopravvivono. Mi manca molto quando passo solo 2 ore al giorno con lui, generalmente dalle 18 alle 20, momento della messa a letto. Mi manca e a volte penso che il progetto che sto seguendo non merita la lontananza dal mio piccolo. E probabilmente ogni tanto è vero. Ma so che devo essere ottimista, perché un lavoro ne porta un altro – ad un freelance – e posta denaro alla famiglia. Insomma, devo essere ottimista.
Del resto le ricerche scientifiche di tutto il mondo sono dalla mia parte: soprattutto quelle americane. Di solito confermano che le mamme professioniste “fanno bene” ai figli. Quella del Pew Research Center di Washington (del 2010) dice che se entrambi i genitori lavorano, la percentuali di divorzi si abbassa. Come quella della Columbia Univeristy: una #mumatwork è più serena e offre alla famiglia più entrate economiche. Ecco, questo, appunto, è un altro punto a favore. I soldi.
Oltre a giochi e vestiti, una mamma in carriera decide di investire parte del suo guadagno nell’istruzione dei figli, in corsi o in viaggi. E’ un arricchimento, in tutti i sensi.