L’ultimo Lupo
Arriva il 26 marzo in 300 sale italiane L’ultimo lupo, il capolavoro di Jan-Jacques Annaud, 13° lavoro del maestro francese, autore di film indimenticabili come Il nome della rosa, Sette anni in Tibet e L’Orso.
Distribuito dalla Notorious Pictures il film è tratto dal bestseller “Il totem del lupo” di Jiang Rong, fenomeno letterario in Cina, uscito nel 2004 e scampato alla censura.
Ambientato nella lontana Mongolia Interna nel 1967 all’inizio della rivoluzione culturale, il romanzo è diventato il successo letterario più importante in Cina dopo il Libretto Rosso di Mao, portando all’attenzione della Cina e non solo questi luoghi magnifici e incontaminati della Mongolia Interna, fortemente minacciati dall’inquinamento.
La vicenda ha come protagonista Chen Zhen, un giovane studente di Pechino che viene inviato nelle zone interne della Mongolia per insegnare a una tribù di pastori. Venuto in contatto con una realtà molto diversa dalla sua, Chen si accorge di avere molto da imparare sulla libertà e soprattutto sul lupo, la creatura più riverita della steppa. Affascinato dal profondo legame esistente tra i pastori e il lupo e dall’intelligenza di questi animali, Chen un giorno trova un cucciolo di lupo e decide di addomesticarlo. Ma il fortissimo legame che si instaurerà tra i due protagonisti verrà messo a dura prova dalla decisione di un ufficiale del governo di eliminare tutti i lupi della regione.
A 25 anni da L’Orso (se per caso l’aveste perso dovete assolutamente vederlo) il grande cineasta francese posa nuovamente il suo sguardo poetico sul rapporto tra uomo e natura, con un film che incanta lo spettatore con paesaggi mozzafiato (splendida la fotografia) e una storia ricca di interrogativi importanti. Il regista è convinto che uomini e animali abbiano molti punti in comune: emozioni, sentimenti, lotta per il territorio. Il suo obiettivo principale nel girare film sugli animali è quello di migliorare la vita degli uomini.
Ma un risultato così importante è frutto di un lavoro incredibile a monte, che solo un grande artista sa ideare e realizzare concretamente.
Sul set de l‘Ultimo lupo c’erano 480 tecnici, 200 cavalli, un migliaio di pecore, 25 lupi e una cinquantina di addestratori e massaggiatori che si occupavano di loro. Annaud voleva “entrare nella testa dei lupi” e per fare questo ha coinvolto nel progetto il più famoso addestratore di lupi al mondo, il canadese Andrew Simpson (che da 20 anni addestra animali per il cinema,con una predilezione per i lupi), che si è trasferito in Cina per 3 anni, vivendo giorno dopo giorno con i lupi del film, creando con loro un rapporto autentico e solido, basato sulla fiducia. Solo in questo modo è stato possibile far compiere loro le prodezze narrate nel film.
(Pensate che a fine riprese Andrew ha ottenuto il permesso di portare con sè gli animali che aveva cresciuto durante il lungo periodo delle riprese e che erano diventati un pò come dei suoi bambini… ora vivono tutti insieme a Calgary e ogni giorno i lupi aspettano di veder arrivare il camion regia!!)
La tecnica stilistica e narrativa che Annaud utilizza (messa a punto già con L’Orso) è quella di consentire agli animali la comprensione delle scene che stanno girando. Addirittura aspetta anche il momento in cui gli animali sono in grado di girare la scena nella loro testa, lavorando con loro un pò come farebbe con dei bambini. Quando scappano hanno davvero paura di qualcosa, quando ringhiano sono arrabbiati sul serio!
Annaud ha voluto nel suo film il 99% di lupi veri, utilizzando pochissima animazione al computer. In questo film ha utilizzato la tecnica del 3D, scoprendo che, contrariamente a quanto si possa pensare, sono le scene negli spazi piccoli a beneficiare maggiormente di questa metodologia, come per esempio le inquadrature da vicino del cucciolo di lupo, nelle quali è possibile percepire le sue emozioni.
Grande risalto ai paesaggi per questo regista che ama tanto le immagini quanto le parole: nello splendore della steppa si muove il lupo della Mongolia, vero simbolo della vita selvaggia, messo in pericolo dall’inquinamento e dalla distruzione del suo habitat.
L’Utimo Lupo e il WWF:
Che L’ultimo lupo testimoni il profondo amore di Annaud per la natura e gli animali è ribadito anche dal fatto che il WWF ha deciso di affiancare la promozione del film, giudicandolo in grado di scardinare alcuni ostacoli culturali che ostacolano nel nostro paese la conoscenza di questa specie così importante per gli equilibri naturali.
La favola del “lupo cattivo”. Nonostante la conoscenza scientifica avanzata sulla biologia e sul comportamento di tantissime specie animali l’antica immagine del lupo famelico e aggressivo, frutto di favole e leggende, continua a permeare l’immaginario di molte persone.
La paura del lupo è dovuta unicamente all’ignoranza, che viene facilmente manipolata e strumentalizzata. Il lupo non è affatto un animale “cattivo”, così come non esistono animali “cattivi”. Si tratta di terminologie umane che vengono attribuite a specie che vivono semplicemente la loro essenza di animali, in questo caso predatori. L’aggressività del lupo non è nota, nè documentata da oltre un secolo e mezzo.
Come accade ai lupi protagonisti del film anche nella nostra cultura infatti i predatori hanno avuto una connotazione negativa, risultato dei rapporti conflittuali vissuti quando l’Italia e l’europa erano prevalentemente agricole. Negli anni 70 il WWF aveva stimato che in Italia vivessero soltanto 100 esemplari. Grazie alla battaglia intrapresa dal WWF proprio in quegli anni attraverso l’OPERAZIONE SAN FRANCESCO (che ha riqualificato l’immagine di questo stupendo animale) oggi nel nostro paese vivono quasi 1.200 lupi.
Purtroppo però la loro ripresa numerica ha provocato una nuova ondata di persecuzione: ogni anno decine di lupi vengono uccisi da trappole, veleni e armi dei bracconieri che usano il pretesto degli episodi di aggressione del lupo al bestiame per uccidere un animale erroneamente considerato nocivo.
La convivenza con questo predatore così importante per l’equilibrio dell’ecosistema è diventata in molte aree del nostro paese elemento di conflitto per la presenza di attività economiche (come gli allevamenti) e il binomio ostilità locale-bracconaggio è letale per molti esemplari, soprattutto in alcune regioni.
Oltre che in Italia la presenza numerica del lupo è in ripresa anche in altri paesi europei: Germania, Spagna, Scandinavia, Balcani e Est-Europa. Fondamentale per la sopravvivenza di questa specie è anche la possibilità di spostarsi lungo la dorsale italiana.
Per questa ragione da anni il WWF dedica attenzione, energie e risorse perchè vengano protette non solo le aree di conservazione ma anche i corridoi di spostamento e connessione tra i diversi paesi europei.
L’affiancamento del WWF alla promozione del film si inserisce dunque in un percorso culturale di sensibilizzazione e informazione avviato molti anni fa dall’Associazione per la corretta conoscenza del lupo in Italia. Accanto a questo percorso il WWF svolge azioni concrete attraverso progetti che mirano a realizzare una pacifica convivenza tra attività umane e lupi.
Possiamo anche noi contribuire concretamente alla protezione di questo affascinante animale aderendo al progetto ADOTTA UN LUPO, andando su wwf.it/lupo/